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DIGITALLY
Apple riuscirà a farci pagare i podcast?

Probabilmente qualcuno non se lo ricorda, ma Apple ha inventato i podcast. O almeno li ha resi qualcosa di ufficiale. Ai tempi, ricordo, durante la presentazione campeggiò la scritta Apple reinvents the radio.
Oggi, proprio come per la radio, si cerca di renderli profittevoli per i creator (trattenendo una percentuale), attraverso le subscription.

Durante l’ultimo evento Apple, Tim Cook ha spiegato che i nuovi Podcast potranno prevedere un abbonamento. Non si sanno i dettagli precisi, ma ciò che sappiamo al momento è questo:

• Dal mese prossimo, Apple permetterà ai podcaster di vendere abbonamenti a show individuali o un gruppo di essi, ad un costo che negli USA è fissato con un minimo di 49 centesimi/mese.

• Non ci sarà il vincolo dell’esclusività, ma Apple potrebbe richiedere una sorta di distinzione nei contenuti tra i podcast Apple-only e gli altri. Potrebbe significare molte cose, ma probabilmente si fa riferimento alle pubblicità già inserite nei podcast.

• Apple tratterrà il 30% di ogni abbonamento durante il primo anno sulla piattaforma. Dopo, questa percentuale scenderà al 15%. Potranno continuare ad esistere i podcast gratuiti.

Le big tech stanno tutte facendo passi verso il podcasting. È di pochi giorni fa l’annuncio di Facebook della creazione del suo Clubhouse e del legame con Spotify, che a sua volta ha investito 1 miliardo di $ nel podcasting. Per non parlare di Twitter, che ha già il suo clone di Clubhouse, e del suo CEO Jack Dorsey, che ha speso 300 milioni di $ per comprare la fallimentare Tidal, attraverso (ancor più strano) la sua società di pagamenti Square.

Che i podcast abbiano un mercato, lo sappiamo già. Soprattutto attraverso Patreon, la società che permette ai fan di sostenere i creator per contenuti esclusivi e non. Certo è che Apple non si aspetta un grande impatto economico, ma è del tutto normale se paragoniamo i podcast al mercato di App Store e Apple Music (che insieme fatturano quasi 16 miliardi di $ al trimestre).

Sicuramente, però, è una mossa assai strategica e permetterà ad Apple di avere un certo potere rispetto alle altre società di cui abbiamo parlato prima. Come dicevamo all’inizio, nel 2005 Apple introdusse i podcast (il cui nome viene dritto dall’iPod) ma non certo come un business, ma più come una piattaforma gratuito per i propri clienti.

Nel 2021 vedremo quindi realmente quale sarà il senso di questa mossa, soprattutto in relazione alle piattaforma di Facebook e Spotify, che probabilmente farà la stessa cosa. Attualmente il mercato della pubblicità sui podcast non arriva neanche al miliardo di $, quando, per capirci, Facebook ne ha incassati 84 nel 2020.

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