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Social Media Ciao Metaverso, non è stato un piacere
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Il Metaverso, il cui nome era una volta sulla bocca di tutti, promettendoci un mondo alternativo progettato come un videogame disorientante, è stato tristemente abbandonato dal mondo business. Aveva tre anni.

Il nome Metaverso era stato preso in prestito dal film Tron del 1982, ma anche un po’ dal videogioco culto dei primi anni duemila, Second Life. Nel 2021 Zuckerberg cambiò, come ci ricorda in ogni dove, il nome dell’intera compagnia da un trilione di dollari in Meta. Dopo un debutto così in pompa magna, il Metaverso divenne l’ossessione del mondo tech, la giustificazione – a chiacchiere – di un mucchio di investimenti. Ma l’hype, si sa, alla fine non ha mai salvato nessuno. Una visione non coerente dell’evoluzione di questo nuovo mondo ne ha decretato la fine. Poi, come succede ogni volta, tutta l’industria tecnologica ha cambiato giocattolo, seguendo adesso il nuovo trend dell’AI generativa.

Il Metaverso ora giace nel sovraffollato cimitero delle idee fallite, ma la sua breve vita ci ha mostrato com’è fatta la stessa industria che lo ha creato.

Grandi promesse

Sin dal primo momento, Mark non ci è andato leggerissimo: ha affermato molto semplicemente che il Metaverso sarebbe stato il futuro di Internet. Il suo prodotto, Horizon, ne sarebbe stato il protagonista.

Il video che accompagnò il lancio descriveva un futuro nel quale la realtà reale e la realtà virtuale sarebbero stati concetti fluidi tra i quali avremmo potuto muoverci senza interruzioni: avere un eye-contact e “sentirci come fossimo nella stessa stanza insieme”, tanto immersiva sarebbe stata l’esperienza.

Le grandiosi promesse furono ultra invitanti per i media, che non persero l’occasione di miscelare il concetto in ogni contesto. In una lunga intervista allo stesso Zuckerberg fatta da The Verge, si definisce il Metaverso come una “espansiva e coinvolgente visione di internet”.

La verità è che in una delle dimostrazioni del Metaverso, “Horizon Workrooms”, – che in buona sostanza prometteva di poter fare dei meeting lavorativi virtuali – si vedevano questi avatar in bassa risoluzione che si muovevano in modo goffo. E senza le gambe.

La crisi d’identità

Non c’è bisogno di essere degli esperti per capire che un prodotto deve rispondere a due o tre domande chiare: A cosa serve, a chi serve, i vantaggi che offre. Insomma perché adottare (sempre se è il verbo giusto) il Metaverso? Il fatto è che non abbiamo mai avuto una risposta chiara, nonostante Zuckerberg stesso abbia speso fiumi di parole e utilizzato frasi un attimino pompose del tipo “il successore di internet mobile”.

Non vogliamo scomodare grandi miti del passato, ma lo faremo comunque. Il concetto di “mondo virtuale” nel quali gli utenti interagiscono fra loro utilizzando degli avatar è un concetto in primis reso famoso nei tardi anni ’90 con i giochi di ruolo online (MMPORG) come Ultima Online ed EverQuest. E fintanto che l’idea di Zuckerberg si basa sugli stessi concetti utilizzando però tecnologie nuove, che richiedono quindi un hardware dedicato – un visore Oculus nello specifico – quest’ultimo dovrebbe avere anch’esso un minimo di roadmap, uno sviluppo chiaro e deciso verso una direzione.

C’è poi la questione dei numeri. Quanti davvero frequentano il Metaverso (di Facebook) e in generale gli altri metaversi? Nel giugno 2022 in un’intervista a CNBC, il CEO di Meta elucubrava sul fatto che ci sarebbero stati un miliardo di utenti, che avrebbero speso centinaia di dollari in e-commerce, comprando prodotti digitali come abiti, case e altri oggetti per abbellire in sostanza la loro vita digitale alternativa.

Il Metaverso e gli altri

Il fatto che il Metaverso non avesse una definizione precisa e una utilità ben circostanziata, non ha affatto ostacolato l’ascesa delle sue possibilità nel mondo degli affari. Nei mesi successivi all’annuncio, ogni grande azienda aveva un prodotto da offrire e ogni piccola azienda pare avesse avuto l’idea del secolo nel Metaverso.

Il CEO di Microsoft, Satya Nadella, alla Ignite Conference del 2021 affermò che finalmente la fusione del mondo fisico e virtuale sarebbe stata possibile, e che avrebbe cambiato Microsoft, il settore, il mondo intero. La piattaforma gaming Roblox, ad esempio, ha cavalcato il fenomeno del metaverso sino ad arrivare alla valutazione record di 41miliardi di dollari. È nata nel 2004 e, come vedremo più avanti, con il metaverso c’entra poco o niente. Per non parlare del mondo NFT: i creatori dei celebri pezzi da collezione Bored Apes ritenevano che caricare l’immagine delle proprietà virtuali (gli NFT appunto) nel metaverso avrebbe portato l’intera Arte digitale in quella direzione. Insieme a Disney, Walmart e gli immobiliaristi che consideravano la terra pixelata del metaverso il futuro prossimo del real-estate.

Questa catena di reazioni, di affermazioni positive e investimenti poco lungimiranti ha portato un gigante come Gartner a prevedere che il 25% delle persone avrebbe passato almeno un’ora al giorno nel metaverso entro il 2026, mentre McKinsey e Citi prevedevano un giro d’affari di oltre 13 trilioni di dollari.

Tutto scade

Tutto ciò, però, è stato costruito sulle promesse di una singola persona. E non appena a qualcuno si è offerta la possibilità di “provare questo Metaverso” ..in realtà nessuno l’ha adottato successivamente.

Decentraland, uno dei metaversi più famosi, nonché il più finanziato e basato su cryptovalute, ad ottobre 2022 aveva in media 38 utenti online, mentre The Sandbox – uno degli altri metaversi – ne aveva 522. Secondo DappRadar, una società che si occupa di data aggregation, il picco più alto mai raggiunto da Decentraland sarebbe di 675 utenti presenti contemporaneamente. La contestazione di questi numeri da parte della società stessa, però, l’ha portata a rivelare numeri nell’ordine delle 8.000 presenze giornaliere. Un numero ridicolo se paragonato ai player online, ad esempio, di Fortnite. Le ultime notizie riguardanti le presenze le abbiamo proprio da Decentraland, che ha ospitato la Metaverse Fashion Week 2023 poche settimane fa con una presenza stimata di 50.000 utenti.

Tornando ad Horizon, Meta stessa ha dichiarato che Horizon Worlds ha registrato 200.000 utenti giornalieri ad ottobre 2022, decisamente pochi in confronto alla previsione di 500.000 per fine aprile.

MMH: Make Mark Happy

In un memo interno datato settembre 2022, il VP di Metarverse Vishal Shah impose un quality lockdown al team di progettisti al lavoro sulla piattaforma, perché quest’ultima soffriva di un terribile problema di qualità e performance. Inoltre il problema si era rivelato anche di presenza: gli stessi dipendenti di Meta non utilizzavano il metaverso. Poco coinvolti e interessati, gli stessi impiegati utilizzavano un gruppo privato chiamato MMH, Make Mark Happy, proprio per sottolineare i progetti inutili, ai quali si lavorava soltanto per compiacere il capo. Tutto questo proprio dopo che lo stesso Mark Zuckerberg ebbe cambiato nuovamente la strategia e riorganizzato per l’ennesima volta lo staff per lavorare su progetti diversi. Senza un piano, spostati continuamente in team diversi, e con la prospettiva di lavorare ad un progetto fallimentare, i dipendenti insomma non avrebbero trovato una motivazione giusta.

Non rianimare

L’interesse verso Horizon e i metaversi in generale è andata sfumando man mano che l’interesse verso altri temi come l’AI generativa o la guida autonoma è cresciuto. Microsoft ha chiuso il progetto di piattaforma business virtuale AltSpaceVR, licenziando i 100 membri dello staff, compresi alcuni del team HoloLens. Disney ha chiuso la sua divisione metaverso a marzo 2023, e Walmart ha terminato il progetto basato su Roblox. Miliardi di dollari investiti attorno ad un concetto non completamente definito ha contribuito non poco ai migliaia di licenziamenti nella Silicon Valley.

L’azienda di Zuckerberg ha poi dichiarato, sempre a marzo di quest’anno, che gli investimenti sarebbero stati dirottati altrove, specificamente verso zone finanziarie più verdeggianti, come l’Intelligenza artificiale. Dopo 100 miliardi di dollari investiti, il Metaverso non viene neanche più mostrato agli inserzionisti, ponendo insomma la parola Fine all’intero progetto.

Anche se il concetto di mondo virtuale online continuerà certamente ad esistere in una qualche sua forma, il metaverso di Facebook è morto. È preceduto da casi illustri come il web3 o i Google Glass, quindi è decisamente in buona compagnia.

Il fallimento di questo progetto, però, ha dimostrato una cosa piuttosto interessante: che i venture capital hanno seguito a testa bassa le elucubrazioni di Zuckerberg, scritte e ribadite in mille interviste con un banale linguaggio da comunicato stampa.

Potremmo insomma affermare che in un mondo giusto un CEO come Zuckerberg andrebbe licenziato.

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