Homo sapiens – sapiente, saggio, assennato – non è più una definizione adatta alla nostra specie nella sua veste contemporanea. C’è bisogno di una nuova definizione che descriva meglio e più accuratamente quello che siamo diventati. È quanto sostiene Julian Cribb, divulgatore scientifico, in un articolo che riporto integralmente e che invita alla riflessione non solo sulla funzione di riconoscimento di un nome, ma anche sul rapporto tra uomo e ambiente e sull’umanità e la sua eredità (l’articolo originale).
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È tempo che la specie umana abbia un altro nome. Quello vecchio, homo sapiens, è stato coniato nel 1758 e non rappresenta più una descrizione veritiera o scientificamente valida delle creature che siamo diventati.
Quando il padre svedese della tassonomia, Carl Linnaeus, per primo conferì questo nome, senza dubbio l’umanità si poteva ritenere saggia se consideriamo ciò che la scienza dell’epoca sapeva degli esseri umani e del mondo animale. Molto è cambiato da allora.
Considerate, per esempio:
– Gli umani sono responsabili del più grande atto di sterminio delle altre specie, probabilmente da quando la vita è iniziata sulla Terra. Si stima che distruggiamo circa 30.000 specie all’anno. Negli ultimi 45 anni abbiamo ucciso il 58% degli animali di grandi dimensioni.
– Abbiamo contaminato l’atmosfera con 50 miliardi di tonnellate di emissioni di gas serra l’anno per un totale ad oggi di 2mila miliardi di tonnellate. Questo rischia di accelerare il riscaldamento del pianeta fino a +4-5° C entro il 2100. In tali condizioni vi saranno carestie diffuse, che riguarderanno tutti i 10 miliardi di persone della popolazione umana allargata.
– Abbiamo contaminato la biosfera con 250 miliardi di tonnellate di sostanze chimiche e rifiuti, ogni anno. Questi si sono diffusi per tutto il pianeta dai profondi oceani alle più alte montagne e le regioni più remote. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità “Si stima che circa 12,6 milioni di persone sono morte perché hanno vissuto o lavorato in un ambiente malsano nel 2012 – quasi 1 su 4 del totale delle morti a livello mondiale“.
– Abbiamo contaminato gli oceani con megatonnellate di sostanze nocive, CO2 e tossine. Questo sta causando l’acidificazione, il collasso delle catene alimentari oceaniche e la diffusione di più di 470 “zone morte” in tutto il pianeta. Il novanta per cento della pesca mondiale hanno raggiunto il suo massimo.
– La perdita di suolo globale a causa dell’agricoltura intensiva ammonta a 75 miliardi di tonnellate all’anno e gli scienziati avvertono che la disponibilità potrebbe esaurirsi completamente nel giro di mezzo secolo.
– 4 miliardi di esseri umani, almeno un mese di un anno, si trova di fronte ad un’acuta scarsità d’acqua; un rapporto delle Nazioni Unite avverte che ai tassi attuali di utilizzo, la domanda mondiale di acqua dolce supererà l’offerta del 40% entro il 2030.
– L’umano medio oggi consuma 100.000 tonnellate di acqua dolce, 720 tonnellate di metalli, 750 tonnellate di terriccio e brucia 5,4 miliardi di BTU di energia (principalmente fossili). Questi consumi è 10 volte superiori rispetto ai nostri nonni.
– La Terra impiega 18 mesi per rigenerare le risorse che gli umani utilizzano in un anno.
– Il mondo investe quasi 2mila miliardi di dollari all’anno in nuove armi e una nuova specie di armi nucleari ad alta tecnologia è in lavorazione. Almeno otto paesi possiedono armi nucleari in grado di porre fine alla civiltà.
Molti di questi problemi, da soli, pongono rischi catastrofici per l’umanità. Insieme minacciano il futuro della civiltà, la nostra sopravvivenza come specie e la maggior parte delle forme di vita sul pianeta. Chiaramente, questi elementi, non possono essere considerati attributi di una specie saggia.
Le regole della tassonomia permettono di cambiare il nome scientifico di una specie il cui si può dimostrare seriamente sbagliato. In Surviving the 21st Century (Springer 2017) propongo una discussione in tutto il mondo circa la riclassificazione formale della umanità, coinvolgendo sia gli scienziati che il pubblico.
Il nostro nuovo nome dovrebbe riflettere più accuratamente gli attributi e le caratteristiche dell’umano contemporaneo – che sono nettamente diverse da quelle dell’uomo del XVIII secolo.
Nell’esplorazione di questo concetto, ho intitolato i 10 capitoli del mio libro con nomi nuovi per la specie umana, ogni capitolo esplora le più grandi sfide dell’umanità e le loro soluzioni – da Homo Suilaudans (l’auto-adoratore), a Homo Exterminaus (il terminator), Homo Urbanus (il cittadino), Homo Delusus (l’uomo che si inganna) e Homo Sapientior (Il procacciatore della saggezza).
Rinominare gli esseri umani non è una questione di delicatezza scientifica. Un nome è quello che sei.
Dichiararci inadatti a portare il nome “saggio” è l’inizio di un processo necessario per guardare da una prospettiva più veritiera quello che abbiamo iniziato – e correggere i comportamenti che oggi minacciano la nostra stessa esistenza. Senza questa onesta auto-valutazione, è improbabile che l’umanità agirà in tempo, prima che queste minacce esistenziali si realizzino fino a sopraffarci.
Un nuovo nome è indispensabile per la nostra sopravvivenza, e per quella del pianeta che abbiamo ereditato.
(Le immagini fanno parte del progetto The Prophecy, di Fabrice Monteiro, che pone l’attenzione sulla gravissima crisi ambientale che interessa il Senegal).