Che San Valentino sia soltanto una festa commerciale è una cantilena che ci siamo ripetuti un sacco di volte, soprattutto quando ci faceva comodo, ovvero nei periodi di singletudine, di drammi da “è complicato” o nei vagheggiamenti post-comunisti da facoltà di Lettere e Filosofia.
Ma in fondo si festeggia qualsiasi cosa – mamme, nonni, papà, Halloween, Ferragosto e compagnia bella. Riuscite a scovare una ricorrenza che non abbia tirato su un florido e comprensibilmente attraente universo commerciale? La festa più importante della Cristianità è anche quella che vende di più: i consumi impennano, le tredicesime si riversano nel mercato, cibo, vacanze e gadget di ogni sorta spuntano come funghi sotto alberi addobbati di luci colorate.
Il vil denaro è dappertutto. E allora? Questo dovrebbe impedirci di festeggiare il Natale?
In fondo c’è chi su San Valentino ha costruito delle storie di successo fantastiche che hanno finito per definire il significato e le abitudini che accompagnano la ricorrenza.
In Italia del resto, non si riesce a pronunciare “San Valentino” senza tirare in ballo i Baci Perugina e la storia fantastica della sua inventrice, Luisa Spagnoli. La signora Spagnoli negli anni ’20 creò questa ricetta che serviva a riutilizzare i residui di lavorazione della nocciola: il risultato era simile alla nocca di una mano, per questo chiamò il suo cioccolatino “Cazzotto”. Qualche affinamento nel corso degli anni e quello che era un cazzotto indimenticabile diventò un bacio leggendario: mai metafora più azzeccata! Che poi i Baci perugina siano diventati sinonimo di San Valentino è cosa risaputa.
Negli Stati Uniti 60-70 anni prima, un’altra donna incominciò ad incidere profondamente sulle abitudini legate alla ricorrenza: era Esther Howland, che per prima cominciò a produrre su scala industriale i biglietti di San Valentino utilizzando tutta la simbologia dell’amore romantico, cuori, colombe, Cupido, etc. finendo per incidere sull’immaginario iconografico collettivo dell’amore. È soprattutto merito suo se ancora oggi ci scambiamo bigliettini d’amore per San Valentino.
Non storcete il naso, in 150 anni di storia l’umanità ha fatto qualche passo avanti e oggi i bigliettini hanno tutt’altro aspetto.
Ammetto che questi uomini impacciati che si buttano sulla confezione di cioccolatini più grossa che riescano a trovare o le donne che si trasformano per una sera in perfetto stile “prima & dopo”, mi hanno sempre un po’ stranito. Ma quest’anno ho deciso di provare a guardarli in maniera diversa e pensandoci, mi fanno molta tenerezza, in senso positivo.
La ricetta perfetta sarebbe vivere la ricorrenza al di là di stereotipi o obblighi al divertimento come se fosse Capodanno o Ferragosto. Sarebbe semplice vivere quel San Valentino che ci sembra più romantico e il romanticismo, si sa, è un fatto relativo.