Nel marzo del 2015, Recode riportò la notizia di un brevetto depositato da Amazon che riguardava un sistema che permette ai Clienti di un negozio di scegliere prodotti e lasciare il punto vendita senza fermarsi alle casse.
In sostanza si trattava di un sistema di telecamere, sensori o lettori RFID, in grado di identificare i clienti e gli oggetti scelti. Già un anno fa si ipotizzava l’utilizzo di questo sistema come leva per Amazon per implementare un modo più conveniente per competere con i rivenditori tradizionali nella gestione di un negozio che non richiede cassieri e potesse, allo stesso tempo, servire come luogo fisico per distribuire i prodotti che si acquistano online.
Un anno e mezzo dopo, Amazon ha introdotto la sua prima idea di retail: Amazon Go.
Si tratterà di negozi dedicati principalmente al fresco, pasti pronti, alimenti realizzati in loco, etc. ovvero prodotti che acquistiamo tutti i giorni e che contribuiscono molto a definire i nostri gusti e le nostre abitudini, ma che, finora, non abbiamo potuto comprare su Amazon.
Entri, ti fai “riconoscere” attraverso la tua app AmazonGo, tiri giù dagli scaffali quello che ti serve, riempi il tuo sacchetto, esci. Nel frattempo, il sistema ha monitorato i tuoi movimenti, i prodotti che hai preso in considerazione senza poi acquistarli effettivamente, i generi ai quali hai prestato più attenzione, il tempo che hai speso tra le gondole, etc. Dopo essere usciti, ovviamente, Amazon preleva dal tuo account la cifra spesa.
Tutto questo è reso possibile proprio dal sistema descritto nel brevetto: ogni cliente viene riconosciuto all’ingresso attraverso la app sul proprio smartphone e, attraverso la computer vision, viene seguito all’interno dello store. I prodotti, a loro volta, sono dotati di sensori che registrano i movimenti (giù dallo scaffale / rimesso a posto) e tengono traccia di essi come se fossero in una sorta di carrello virtuale.
I dati acquisiti per ogni singolo cliente andranno certamente a comporre e a definire sempre meglio il profilo dell’utente e saranno utilizzati per migliorare il marketing, i prodotti suggeriti ed – in generale – il servizio Amazon, a partire dall’efficienza della sua catena di distribuzione.
Fin qui, non sembra niente di nuovo: ogni volta che facciamo un acquisto su Amazon, compiliamo una lista desideri o abbandoniamo un carrello per settimane, stiamo dando ad Amazon informazioni sulle nostre preferenze. Del resto queste informazioni le forniamo anche ogni volta che al supermercato facciamo la spesa e tiriamo fuori la carta fedeltà.
Ma grazie a questo nuovo tipo di generi alimentari, quelli ready-to-eat, Amazon può avere accesso a nuove informazioni e completare il nostro profilo di consumatori. Tutti questi dati, possono rivelarsi potenti se convertiti in suggerimenti d’acquisto che rimangono nello stesso ambito (quello alimentare) ma possono diventare esplosivi se associati a determinati stili di vita e quindi a scelte di consumo che travalicano il settore alimentare.
I consumi alimentari, infatti, possono dire molto sugli stili di vita e le abitudini di consumo: a che ora faccio lo spuntino? Preferisco mangiare dolce o salato? Ci sono giorni della settimana in cui mangio immancabilmente un alimento piuttosto che un altro? Il fatto che non acquisto mai carne potrebbe indicare un semplice gusto, ma anche una tendenza al vegetarianismo e quindi, per approssimazione, una mia disposizione positiva per i prodotti cruelty free, naturali, biologici and so on.
La novità del negozio privo di casse è molto figa: non dover parlare con il cassiere, non dover tirare fuori il portafogli e soprattutto niente file. È quella che Amazon chiama just go out shopping experience.
Per fare quest’esperienza potrete volare all’inizio del prossimo anno fino a Seattle. Ma Jeff Bezos conta di aprire presto altri 2000 negozi simili negli Stati Uniti.