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5 serie tv dal passato da vedere (o rivedere)

Una lista di imperdibili, buona da tenere da parte quando il tempo c’è, la voglia pure ma non si riesce a decidere cosa vedere (o rivedere). Questi sono 5 personalissimi evergreen che conservano un fascino che va al di là del contemporaneo. Dentro ci trovate gli indizi di molte serie TV che sono venute poi.

 

The IT Crowd

Nerd style e humor inglese per una serie TV di 4 stagioni da vedere tutte d’un fiato. Roy e Moss sono due dipendenti della Reynholm Industries, Londra. Il loro ufficio è nel seminterrato, i colleghi li disprezzano, da soli rappresentano tutto il reparto IT della Compagnia. Questo fino all’arrivo di Jen che viene assunta come relationship manager in virtù di sue inventate competenze informatiche.

La IT Crowd è servita: Roy, l’irriverente geek che indossa ogni giorno magliette divertenti e super fighe, Moss il genio dolce, timido e disadattato e Jen, il capo svampito ed incompetente.

 

Battlestar Galactica

Un cult che in realtà è un reboot della serie di fine anni ’80. L’umanità rischia di estinguersi a causa dei Cyloni, robot senzienti intenzionati a cancellare ogni traccia umana dall’universo. Dopo l’ultimo clamoroso sterminio, un manipolo di superstiti tenta una fuga disperata nello spazio, in cerca di un pianeta promesso su cui ricominciare. A guidare la fuga, il presidente improvvisato Laura Roslin (Mary McDonnell) ed il Comandante della Flotta Coloniale, William Adamo (Edward James Olmos). Battaglie spaziali, problemi logistici, contrasti personali, giochi di potere, religione, politica, etica, scienza: in Battlestar Galactica c’è tutto questo. E anche qualche Cylone che si confonde tra gli umani. Imperdibile.

 

Friends

La madre di tutte le serie tv che raccontano la vita de trentenni. Gli amici sono sei, vivono al Village, e le vicende sono quelle di tutti: avventure sentimentali, lavori malpagati, famiglie strambe e, su tutto, l’amicizia. Visto oggi, Friends ci rispedisce direttamente negli anni ’90: niente computer o cellulari, jeans abbondanti e strane capigliature. Friends è un capolavoro di serialità, nei luoghi che sono sempre gli stessi (il Central Perk, la caffetteria in cui si incontrano i ragazzi, l’accogliente cucina di Monica, l’appartamento da scapoli di Joey e Chandler), nella puntata del Ringraziamento, negli eterni ritorni della storia tra Ross e Rachel. Tantissime che le guest star che incontriamo lungo le stagioni, come Brad Pitt, Sean Penn, Bruce Willis, Isabella Rossellini, Helen Hunt, Winona Ryder, Gary Oldman, George Clooney, Noah Wyle, solo per citarne alcune.
Ok, c’è odore di lieto fine dalla prima puntata, ma Friends è soprattutto per chi lo guarda, un antidoto al malumore.

 

Scrubs

Di medical drama ne abbiamo visti tanti, dottori-eroi, casi clinici rarissimi, incidenti, etc. È il momento di passare al lato comedy con Scrubs. Ci sono momenti comici imprendibili, battute-tormentone, tanti bei personaggi e relazioni interpersonali di tutti i tipi. Ma in Scrubs c’è anche la malattia e la morte e qualche lacrima, anche. A differenza dei vari Dr House, Grey’s Anatomy, etc. qui i medici si confrontano con situazioni molto più verosimili, ci sono clisteri e tessuti adiposi, operazioni di routine e malati “normali”. L’ospedale è un’azienda e medici ed infermiere non sono proprio degli eroi. È proprio questo che rende Scrubs così bella, a parte ovviamente il personaggio del mitico – mitico – Dottor Cox.

 

Weeds

Il primo pezzone di Jenji Kohan (l’autrice di Orange is the new black) racconta la storia di Nancy Botwin – interpretata dalla bellissima Mary-Louise Parker – che, ritrovatasi improvvisamente vedova e con due figli a carico, inizia a spacciare erba ai benestanti e annoiati vicini di casa di Agrestic, California. Questa scelta la porta ad confrontarsi con rischi ed inconvenienti legati alla nuova professione. Si riesce a creare la contraddizione perfetta tra l’ordinata vita del quartiere residenziale, facciate perfette e giardini curati, e l’uso massivo di marijuana, che è dappertutto e tutti sembrano farne uso. Due parole per la sigla della serie, Little boxes di Malvina Reynolds: esistono diverse versioni che si sono alternate nel corso delle stagioni, interpretate da artisti come Regina Spektor, Randy Newman, Elvis Costello, Linkin Park, etc. Ecco una playlist.

 

C’è ironia e leggerezza da black comedy, soprattutto nelle prime tre stagioni.

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