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Business Apple e l’Editoria: a chi conviene di più?
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Il contenzioso tra Editori ed Apple verteva su due punti fondamentali: i dati dei sottoscrittori e le percentuali, intese come revenue-sharing.

Il 15 febbraio Apple ha lanciato il suo sistema di Subscription su App Store che, in sostanza, stabilisce in modo definitivo quali siano le regole per l’editoria – e in generale per i “venditori” di contenuti – che utilizzano l’AppStore. Il primo ad adottare il sistema, e a svilupparlo insieme ad Apple, è stato il The Daily. Vediamo le direttive su cui è fondato il servizio:

I punti cardine del servizio di Subscription Apple

Cosa significa per gli editori e i developers?

Potrebbe essere davvero irritante. Migliaia di developers indipendenti e di Editori grandi o piccoli sono stati attratti dall’ecosistema Apple come un gigantesco, salvifico magnete. E ciò è stato un bene, perché ha permesso, con un costo risicato, di poter entrare a pieno diritto nel mondo del touch-publishing, generando talvolta buoni profitti.
Questo oggi cambia: Apple ne vuole una fetta. E non piccola.
Ma al di là del discorso puramente economico, il problema potrebbe essere quello dell’accesso ai dati degli propri sottoscrittori, parametro non indifferente nella contrattazione, se pensiamo a quanto essi siano preziosi per gli editori analogici, per questioni di marketing.
Le note positive ci sono e quella principale, che dà ad Apple un forte potere contrattuale, si può quantificare in oltre 100 milioni di utenti che hanno associato al proprio account un Carta di Credito.
Credo che un buon tipo di definizione per tale numero ci sia: la massa.
Raggiungere la massa rapidamente, in un mercato in (non fortissima) ascesa liberandosi gradualmente della zavorra dell’editoria tradizionale non può fare che bene, anche agli inserzionisti che sosterranno gli editori.
La domanda che in molti ci facciamo è: la Mela riuscirà a far passare per buona l’idea che bisogna pagare per un contenuto?

E per i consumatori?

Qui ci sono ben pochi punti deboli. È per questo che definirei il modello Apple Subscription come un full user-centered system: molti contenuti acquistabili in-App e senza necessariamente fornire i dati all’editore, nel pieno rispetto per la propria privacy.
È necessario, però, paventare l’ipotesi che vede gli Editori (che decisamente non contano tanti punti a loro favore) aumentare i prezzi, proprio per far fronte al 30% di trattenute e alla ricaduta che potrà avere la mancata acquisizione dei dati degli iscritti, verso cui non si potranno più indirizzare nuove offerte o altri abbonamenti.

Alcune cose non sono chiare.

Chi non si adeguerà entro fino giugno sarà realmente buttato fuori dall’App Store o vi sarà una sorta di perido di grazia per i medio-grandi distributori di contenuti?
Cosa succederà ad applicazioni come Flipboard, che sono dei semplici aggregatori? Questa posizione non è ben chiara, in quanto i contenuti non sono di diretta proprietà dello sviluppatore.
Come la mettiamo con HTML5? La stessa Apple supporta fieramente il nuovo standard, che in termini di capacità potrebbe essere paragonabile a quello delle Applicazioni native. Ad esempio, in questi giorni Playboy lancia iPlayboy: una web app che permette di sfogliare tutti i numeri di sempre. È la grande dimostrazione che il web potrebbe rappresentare una scialuppa per quanti non vogliono fare i conti con la Mela, evitando le resitrizioni del programma e mantenendo pressoché identico il livello di interazione con i lettori.

*Aggiornamento di Giugno: Apple fa un piccolo passo indietro.*

Apple ha aggiornato (silenziosamente) le regole di sottomissione all’App Store, come segue:

11.14 Apps can read or play approved content (specifically magazines, newspapers, books, audio, music, and video) that is subscribed to or purchased outside of the app, as long as there is no button or external link in the app to purchase the approved content. Apple will not receive any portion of the revenues for approved content that is subscribed to or purchased outside of the app

Cosa significa? In sostanza, gli editori possono ora far abbonare gli utenti liberamente al di fuori dell’applicazione stesso (es. sul proprio sito web). In questo caso Apple perderà il diritto del 30% sull’acquisto. Certo, continuerà ad essere vietata la presenza di qualsivoglia link all’interno dell’applicazione che porti i lettori verso l’esterno, come abbiamo descritto in precedenza.

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