Lo scorso anno Vimeo ha chiuso un bilancio da milioni di euro. La società, che è di proprietà della IAC, un grande editore digital che controlla e possiede numerosi brand, continua a corteggiare inserzionisti e media company per farli salire a bordo assieme ai creators che usano la sua piattaforma video e le sue tecnologie.
Anche se l’abbiamo conosciuta come uno dei primi competitor di YouTube, oggi Vimeo si avvicina al milione di abbonati paganti, grazie soprattutto ai suoi servizi che vanno oltre il semplice caricamento di video: la piattaforma infatti, offre da anni strumenti avanzati per i creators come il live streaming, la collaborazione in real-time per i team di creativi, tool di personalizzazione grafica e strumenti di analytics approfonditi. Mark Kornfit, che è il CTO di Vimeo, afferma che sono proprio questi strumenti che hanno permesso la crescita della società, ovviamente in termini soprattutto economici, come conferma pure il CEO di IAC Joey Levin: il 90% degli abbonati viene dal proprio dal software self-service.
“La realtà è che molte persone pensano a noi ancora come un’alternativa a YouTube – oppure, per coloro che hanno seguito un minimo il nostro percorso, forse come un posto dove i filmmakers e creativi pubblicano i proprio contenuti. Ma in realtà siamo focalizzati sull’offrire strumenti sulle varie aree che coinvolgono l’intero workflow attorno alla creazione, condivisione, e analisi di un video”.
Nel 2017, quindi, c’è stato questo shift da parte di Vimeo come piattaforma dove le persone “venivano per guardare video ad alta risoluzione”, detto brutalmente, fino a Vimeo come un “software provider” per i videomaker di qualsiasi tipo.
Vimeo si muove in un mercato dal valore di $20 miliardi, quello appunto del video hosting, ma anche della distribuzione digitale e conseguente monetizzazione. E questo significa essere utili per una base clienti che può includere tutti i tipi di video producer, dalla star dei social media, passando per la grande media company che pubblica su varie piattaforme, per finire all’istruttore yoga che fa le sue lezioni in live streaming.
Il segreto è semplice: chi possiede i contenuti passa da noi per arrivare direttamente ai consumatori.
Offre vari tipi di abbonamento, da quello base da soli €6 al mese fino al Premium da €70: non ci è stata fornita però alcuna notizia su come gli utenti sono ripartiti sui vari piani, ma ce l’aspettavamo. Ma conoscendo il fatturato di circa €135 milioni come dicevamo in apertura, e il numero di abbonati vicino ad 1 milione, Vimeo incassa approssimativamente €13,50 al mese per ciascun abbonato – questo tenendo conto che tutto il fatturato arrivi soltanto dai piani abbonamento.
Guardando al futuro, la prossima grande opportunità è rappresentata dai videomaker interessati a fornire i propri contenuti solo per i propri abbonati, proprio come accade per i channel membership di YouTube o più genericamente per i sostenitori Patreon. Oltre a questo, c’è il fattore OTT (Over the Top Television), che già fornisce ad oltre 1000 compagnie che offrono contenuti in streaming a pagamento ai propri abbonati.
“Il segreto è semplice: chi possiede i contenuti passa da noi per arrivare direttamente ai consumatori. È un trend che continuerà almeno per i prossimi due anni, o almeno finché queste media company avranno il potere di diffondere il servizio facilmente.” Mentre le piccole case di produzione indipendenti sono quelle che fanno registrare i tassi più alti di crescita, i grandi del mercato come RedBull, Unilever o la NBA già utilizzano i servizi Vimeo.
L’espansione di Vimeo è stata aiutata inoltre da una bella campagna OOH + digital (da €8 milioni di budget) su cosa può fare (..e cosa no) per i producer e videomaker. Inoltre, cosa piuttosto divertente, la campagna è stata pianificata anche su YouTube stesso come inserzione pre-video, promuovendo il proprio player.. che non ha pubblicità.
L’approccio creator-centric, quindi, è stata davvero una scelta vincente: strumenti come i live video e il supporto HDR aiutarono Vimeo a fare un forecast di crescita dell’80% già nel secondo quarto del 2018. E con il 90% degli abbonati con piano annuale, la compagnia stima una crescita del 20-30% anno su anno.