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Stranger Things, quattro motivi per vedere la prima stagione

La fantascienza anni 80, in un torrido giorno di luglio. Netflix, se ci pensate, non scompiglia solo le carte della serialità, della tv, del cinema, della pay-per-view. Sconvolge le nostre convinzioni sulle stagioni, meterologicamente parlando. In un tempo dove psicologicamente ci si impone l’equazione estate = caldo = vacanze = all’aperto = mare, dove la TV ci regala grandissime perle con repliche di varietà, film volutamente dimenticati, e amarcord di cui non avevamo bisogno, Netflix spariglia tutto, dimostrando che il tempo non ha pause. Ci lascia un continuum di release in prima visione originale. Stranger Things dei Duffer Brothers è arrivata così, per confonderci, come un calippo al gusto panettone.

Stranger Things è questo

È un cliche, un’avventura fantastica, un thriller, un omaggio pop. La sceneggiatura, ci strappa 8 ore scarse di vita spalmadosi uniformemente tra gli episodi, otto in tutto. Questo fa sì che più che una serie, Stranger Things assomigli ad un lungo, lungo film. Tutto gira attorno alla sparizione di Will (Noah Schnapp), 12 anni. Immerso nell’umidità buia di un capanno, viene preso da qualcosa di non propriamente umano. I suoi amici e sua madre intraprendono la sua ricerca. Incontreranno poi una bambina, dai poteri telecinetici. Mi fermo, non voglio spoilerarvi.

L’estetica anni ’80

Vi abbiamo raccontato che i ’70 non sono più di moda nelle serie Tv. Sapete cos’è cool, adesso? Gli arruffati anni ’80!

Un mondo popolato da bici BMX, come quelle montate dai tre quattro protagonisti (Mike, Dustin e Lucas), fotografie rigorosamente analogiche scattate da Jonathan (Charlie Heaton), telefono casalingo con chilometrico filo a spirale attorcigliato nelle mani convulse di Joyce (Winona Ryder). Ma anche di walkie-talkie, bussole, Dungeons&Dragons, giacche di jeans e provincia americana.

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 Il sound

Se tutto quel synth vi fa vibrare, l’elemento soundtrack potrebbe piacervi, molto. Ispirata dai gruppi elettronici degli anni 80, tutta la soundtrack è composta dai Survive. Il bello però, è che molti momenti epici sono avvolti in pezzi di culto come Should I Stay or Should I Go dei Clash, Africa dei Toto, White Rabbit dei Jefferson Airplan e altri. Insomma, ce n’è per tutti.

Anche se i nostri ragazzi usano le musicassette, trovate la colonna sonora su Spotify.

Pedala, Mike

Personalmente, l’elemento giovanile-puerile mi ha sempre affascinato. Sarà perché, da bambino ipercurioso qualche ero, ho sempre sognato di vivere un’avventura, magari proprio in sella ad una bici.

Questo elemento avventura tra ragazzi, all’inizio fa gridare Ehi! Sembrano i Goonies! L’impressione però dura pochi minuti, qui c’è un livello superiore, c’è il sovrannaturale ed il fantastico, mentre nella pellicola di Spielberg in realtà il vero pericolo non c’è. E’ buonismo anni ’80, un filmetto (seppur mitico!) per ragazzi.

Stranger things è più complesso in questo senso, è una sorta di ET l’extraterrestre (aridaje, Spielberg) in cui i panni dell’alieno lo fa Unidici (eccezionale Millie Bobby Brown), con tanto di passaggio in bici. Questa volta niente sagome contro-luna, ma c’è di meglio.

 

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 Il sottosopra

La dimensione parallela, il lato buio delle cose, l’oscuro sommerso mostruoso. Immersi in un immaginario popolato da creature mostruose, che ricorda molto Alien di Ridley Scott, Undici si muove liberamente, come medium tra i mondi e messia del nostro universo. Una dimensione indistinta nello spazio e nel tempo (ma poi scopriremo che vi sono dei punti d’accesso) con la quale i personaggi sono in qualche modo legati. Will è proprio intrappolato lì.

Stranger Things

Unidici (Millie Bobby Brown) è dotata di poteri telecinetici.

Tutto quello che c’è attorno

L’accoglienza per questa prima stagione è stata eccezionale. Divenuta subito un fenomeno, si è parlato già dell’uscita di un videogioco stile 8-bit, un comic book, della soundtrack (che trovate qui nell’articolo). La fanart inoltre, è subito esplosa aiutando a creare il fenomeno Stranger Things, peraltro subito rinnovata per una seconda stagione.

 

Insomma, c’è odore di Cult.

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